
Una
risorsa per la città ancora oggi, la prima forse, ci racconta Giovanni Minoli
che ce lo portò, a Napoli, Un posto al sole, e poi gli fu soffiato dai
consigliòri politici degli appalti pesanti. Così la Rai di Napoli, grazie anche
alle cure del colto e progressista direttore Pinto, a Fremantle Italia presta
personale altamente specializzato, professionisti veri, ma solo dagli operatori
in giù. E set e attrezzature varie. Testa, cuore e vestito della soap sono
appannaggio esterno. E buona parte delle spese sono a carico di Rai, cioè di tutti
noi, compresi gli uffici per le maestranze della multinazionale. Oppure ci si
diletta a lavorare, sempre ai piedi del vulcano, solo per qualche mese
allanno, ovviamente, a confezionarne altri di programmi, quelli che arrivano
dai vertici delle reti di Viale Mazzini 14, a Roma. Roma ladrona gridavano i
Verdi ora salviniani. Poi ci hanno immerso anche loro le manacce e si sono
riempiti le tasche, sempre coi nostri soldi. Ma questa è unaltra storia.
Torniamo a noi, alla Rai. Ah, Napoli, il centro di produzione modello che negli
anni è diventato un feudo cogestito in famiglia con alcune sigle sindacali (Uil
e Slc Cgil) dove la fanno da padroni, sembra
addirittura col placet delle dirigenze napoletane, sindacalisti come lRsu
nonchè segretario regionale Uil Com Claudio Fiorentini, uno che si sta
distinguendo in sede penale per le aggressioni a colleghe e per aver mobbizzato Giovanni Reis, altro Rsu, collega
di altra sigla sindacale. Tanto che pure lazienda ci rischia sopra
pesantemente la faccia: per aver fatto finta di non vedere, nel migliore dei
casi. Poi assunzioni parentali, prebende varie e anche qui promozioni su
promozioni: primi livelli, F super e varie ed eventuali nel gergo del
Ruo. Chi più ne ha più ne metta. E nel frattempo la Procura partenopea indaga
su vari fronti. Allegria, alla faccia del Servizio pubblico.
Ecco,
certamente quello di assunzioni e promozioni prezzolate è uno dei punti di
maggior criticità dellazienda che ne mette seriamente in discussione anche
ora la mission di Servizio pubblico. Ed
è proprio questultimo, quello delle
promozioni, del carrierismo esasperato, della bramosia di potere e denaro che
dietro al piccolo schermo alimentano narcisismi e tariffe a non finire, a far
tremare la Rai che produce ancora e che, ancora, cerca di lavorare bene.
Immaginate i contenuti che fine fanno in mezzo a tutto questo delirio, la
qualità di idee e programmi, il rigore nella completezza e nellimparzialità
dellinformazione eccetera eccetera. A mare. Come i migranti che si vogliono
respingere. Specchio dei tempi e delle eccellenze della politica nostrana. Ieri
e oggi, la nostra Rai.
Allora
sentite questa, che la dice più lunga di ogni altra nella sua agghiacciante
normalità. Siamo a Linea Verde, storico programma della rete ammiraglia, anni
2003/2013. Prima come capostruttura e poi come vice direttrice di rete la
signora Maria Pia Ammirati, wikipedia riporta giornalista e
scrittrice. Una che ha avuto in pochi anni una carriera folgorante: dal gradino più basso come assistente ai programmi di produzione a vice direttore della rete ammiraglia con in mano i programmi storici dell'azienda:
oltre a Linea Verde e al magazine "Orizzonti di Linea Verde", Uno mattina e La prova del cuoco. Il day time per intenderci. Con scarsi
successi di audience, soprattutto a Linea Verde. E soprattutto molte ombre: alcuni
dipendenti fornirono allallora Dg Luigi Gubitosi e al direttore di RaiUno
Giancarlo Leone, figlio del fu
presidente della Repubblica, un dossier
che denunciava gravi e reiterate situazioni di diffuso malaffare. Il Dg Gubitosi ricevette immediatamente i
latori del dossier e mise al lavoro il dottor Cariola, appena assunto da lui
allInternal auditing, fino ad allora il fratello gemello del porto delle
nebbie lì vicino (il tribunale di Roma, nda). In poco più di un mese furono risolti in corsa
almeno due importanti contratti: uno con un autore storico di quei tre
programmi (esclusiva RaiUno da molti zeri al mese) ed un altro con un noto
conduttore. Maria pia Ammirati che aveva
il dovere di controllare e non lo fece, invece, fu promossa direttore delle
Teche Rai, una prestigiosa e strategica direzione. Riassumendo: o lallora vicedirettrice
dellammiraglia non si era davvero accorta di nulla, e quindi non era idonea o
comunque allaltezza del ruolo che rivestiva; oppure, ma non vogliamo nemmeno pensarlo, era in
qualche modo collusa col gruppetto di malfattori. In ogni caso le si doveva
tutto ma non una prestigiosa promozione. Che poi ad oggi le ha aggiunto, non
solo nel curriculum, altre due cariche in
due tra i Cda più importanti di Rai: RaiCinema e RaiPubblicità. Alleluia.
Ecco perché Fabrizio Salini in primis e tutta la
politica che sta dalla parte dei cittadini, se ancora esiste, deve battersi
insieme a noi con la speranza di farcela a bonificare pian piano lazienda e
ritornare più forti e autorevoli di sempre, anche oltreconfine.
Per rimanere comunque terreni a me nel frattempo
lazienda ha recapitato tre letterine tre, dove tra decine di zig zag con
contestazioni surreali ne spunta una degna di nota, anche perché rea di aver
decretato la mia sospensione dal servizio: quella che mi è vietato scrivere il
mio pensiero, le mie considerazioni, le mie critiche e le mie eventuali denunce,
di cui mi assumo ovviamente ogni responsabilità, pubblicamente. Su un giornale
come questo, per esempio. Ecco la ciliegina finale: il codice etico dell
azienda radiotelevisiva di Stato, un codicillo per renderci tutti muti sordi e
ciechi che calpesta sdegnatamente larticolo 21 della nostra Costituzione.
2 continua
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