Colpo Grosso

a tutta scena
di Federico Ramponi
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Con la terza puntata di "Io so..." continua la disfatta del Servizio pubblico. Che passa per Rai2 PDF Stampa E-mail

 

Rai2, una rete senza rete

 

 

C’è una rete generalista nel servizio pubblico Rai che di pubblico servizio ne fa davvero poco.
Anzi pare, spesso, un canaletto trash dalle mille scopiazzature e repliche pagate oro: “Il collegio” portato dalla fu direttora Dalla Tana, degna rappresentante del mondo degli appalti; lo ‘sfortunato’ “Nemo” in seconda battuta “Povera patria” (produzione Fremantle); “Frigo” (cuochi ancora all’opera non si capisce perché pagati dal Mipaf, ministero Politiche agricole e forestali, nda); Detto fatto (tutti i giorni di pomeriggio per imparare come tingersi i capelli, rasarsi le sopracciglia e affini); e la signora dell’informazione della rete: Annaliza Bruchi (solo la moglie di un fondatore di Forza Italia) che i colleghi chiamano “miss due per cento” perché di solito i break pubblicitari fanno più share di lei. Non piace, non buca il video (da anni in primo piano a RaiDue con mille opportunità grazie alla casata e non solo), ma nulla di fatto: tutti i suoi programmi recenti sono stati un flop eppure sta ancora là. Chissà perché. Persino il redivivo direttore le ha lanciato il programmino nuovo come fosse il ritorno di “Mixer”. E dopo averle regalato Salvini in studio alla prima puntata, con un picchetto di ascolto per i sedotti sulla via dell’apartheid, al 5 per cento. Mentre come era facilmente preventivabile dalla seconda puntata in poi siamo tornati nel baratro del 2,5 con picchi del 3 per cento. Numeroni davvero anche per i non ‘addetti ai lavori’. Ma potremmo andare avanti ancora un secolo. Solo, invece, ci chiediamo: ma la guida sopra le righe di un piccolo comprovato genio dell’italica tivù come Carlo Freccero, che fa, sta a guardare? Zuzzerella tra una intervista e l’altra, ossequiato come un prosciutto San Daniele. Forse si gode lo spettacolo dall’alto della sua genialità e del suo acume, del suo ‘fiuto’?
Sdoganato dalla pensione è stato rifilato agli abbonati come rivoluzionatore scompaginato ed eclettico, Freccero. Ma Lui ci dite dove sta? E, puntuale, Lui risponde che tanto tra pochi mesi in pensione ci va. Davvero. Vedremo. Nel frattempo la sua Raivoluzione proprio proprio nessuno l’ha scorta.
In ogni caso non è certo questo che ci angoscia, che ci taglia le giornate a fette. Che ce le imbastardisce fino a marcire. Piuttosto il sapere di far parte in qualche modo di una banda di scalcinati e pericolosi personaggi, funzionari e dirigenti di un pubblico servizio, che hanno scambiato la mission per un orticello personale. E arano arano arano.
Come vi abbiamo già raccontato la rete Due è piena di dipendenti interni (registi, autori, programmisti, produttori esecutivi) che non lavorano o che sono addirittura mobbizzati dal dirigente di turno col placet, sempre in questi mesi, del già conosciuto Luciano Flussi ‘il normalizzatore’ oggi prepensionato anche grazie a RinasceRai. Flussi che ricordiamo alto dirigente sempre a capo del personale Rai per una ventina d’anni, se non sbaglio i conti, a singhiozzo, a chiamata dei vertici di turno. Grande scrittore di suo pugno di pensieri in libertà e uomo di punta del ‘Partito Rai’, quello cattivo, da gettare, da cancellare e consegnare all’ autorità giudiziaria, nel caso.
Eccoci al punto. Parliamo del responsabile del personale di RaiDue (e di molto altro) Massimo Lavatore, vicedirettore ‘anziano’. Ex operatore di ripresa (ha filmato in gioventù anche per Michele Santoro) cameraman miracolato sulla via di San Pietro. Bene, il Lavatore non solo finge di non vedere chi non fa nulla o fa finta di far qualcosa (va precisato che sarebbe suo obbligo aziendale controllare ed evitare situazioni critiche alle persone a e alla Rai, pena sanzioni anche pesanti). Ma invece vede e provvede il vicedirettore con deleghe pesanti a ratificare o a far applicare gli ordini dei superiori. Come un piccolo kapò che al Massimo ti dice “nun se po’ffa”, il Nostro, butta giù processi sommari tipo il mio, ad esempio, qualche tempo fa. In malcelato italiano perché lui romano è. E si esercita, il vicedirettore con deleghe di potere, anche a far redigere testimonianze all’occorrenza, su richiesta. O si diletta a mimar testate dritte dritte al naso e persino nel bar dell’ottavo piano del Palazzo, proprio sopra di uno al piano dei comandi.
Davanti a chissachi, perchè nessuno vede. Il prescelto, l’unto dal signore in quel caso fu un produttore esecutivo nullafacente e un po’ petulante, forse, che gli testimoniava de visu il proprio esaurimento nervoso per la nullafacenza. Al viso subito ci ha pensato il dirigente mimando la testata. E il collega che ha ricevuto il preventivo cadeau è rimasto l’unico testimone, pare, insieme ai medici che poi hanno hanno refertato il tracollo nervoso e come si sono svolti i fatti. Comunque tutto sotto al tappeto. Così l’etica aziendale, il rispetto dei colleghi e tutto il resto. Voilà. Figuriamoci, tanto nulla è successo davvero. Per nessuno.
Lo incontro io a viale Mazzini in questi giorni il collega offeso, e lo vedo fragile, stanco, indignato ma ancora timoroso, tremolante, insicuro chissà perché. Non ha mai parlato con qualche commissione disciplina: si è tenuto tutto dentro. Sicuramente anche per paura di rappresaglie.
Del di lui collega non facciamo il nome. Un lui che ogni tanto ricorda l’accaduto ‘ai passanti’ forse solo perché gli sembra che abbiano le spalle più grosse e i nervi più saldi. Mi è sembrato anche di capire che fosse, il collega ferito anche nell’anima, un po’ ammirato della mia, della nostra lotta per affrancare una fetta risanata di Servizio pubblico in Rai. Chissà.
Ecco quel che succede nelle migliori famiglie. Oggi, ieri e forse domani a RaiDue. E questo è davvero solo cronachetta, anche se taciuta, solo cronachetta.
Questo e altro, più o meno, ci lascerà il Carletto nazionale a tempo che rivenne alla rete senza rete e nulla vide e fece. Nell’omissione totale, nell’abissale silenzio di piccola, media o alta maestranza o sindacato ( con qualche rara eccezione, vedi Ugl Informazione e Snater, un sindacato autonomo ben radicato alla Rai). E con degna quietanza per chi sgarra, per disobbedienza o esaurimento, per sfinimento o inciampo: la nullafacenza a vita, o quasi.
Poi c’è via Monte Santo, sempre nel cuore del quartiere storico della Rai ‘storica’ romana, Prati a un tiro di schioppo dal cupolone. Di cui non ricordo il numero civico ma bene invece una Cayenna dell’azienda di Stato. Affitto gratis a Stefano Mencherini poi RinasceRai, il ribelle incompreso e osteggiato, al fu Renato Balestra, un anarchico coltissimo e capace, autore di riconosciute capacità e manager di Stato nei periodi di aspettativa (ex marito di Elisabetta Gardini). Un impertinente, il collega scomparso anzitempo, che ebbe l’ardire di mandare a quel paese, motivandone bene il perché, l’allora direttore di RaiUno Giancarlo Leone, figlio del Leone presidente della Repubblica che Camilla Cederna, ai tempi con “L’Espresso”, fece dimettere con scandalo mediatico al seguito da quegli alti, i più alti uffici della nazione. Lo stesso, il Giancarlo direttore di pubblica ammiraglia, che decretò insieme alla Ammirati Maria Pia. il mio primo mobbing dopo il dossier collettivo di “Linea Verde” (vedi seconda puntata) proprio nella Cayenna di via Monte Santo. Che non è l’unica in azienda, simile a quella di via Goiran dove fu ‘rinchiusa’ Maria Luisa Busi, oggi vice al Tg1. Oppure la stanzetta a Saxa Rubra dove venne confinata la ora pensionata, corrispondente dalla grande mela, Tiziana Ferrario. Potremmo anche qui continuare ma per decenza stoppiamo.
Oggi così, proprio così, vive l’azienda Spa ma anche pubblico servizio allo stesso tempo, un ibrido che nessun governo fino ad oggi è riuscito a destinare a miglior legge, nonostante i pessimi tentativi compresi gli ultimi di Gasparri e Renzi. Quell’azienda amata e odiata dalla stragrande maggioranza dei dipendenti (12mila più o meno) e anche da me. Come un genitore che ha abiurato dopo l’adolescenza dei figli, che ha tradito le missioni originarie, che ha ‘saccheggiato’ e continua impunemente a boicottare le borse in crisi nera dei cittadini italiani, oltre che a dare in visione troppi programmi nella maggior parte degni di Teletuscolo o Telebavaglio, con tutto il rispetto per l’emittente laziale prima citata. Una Rai che soffoca tra i nervini del buio rappresentato bene bene, dal menefreghismo dei Freccero di turno. Pagati spropositatamente o in casi eccezionali, come il suo, a titolo gratuito.
Ma non finisce qui, nella rete senza rete né controllo. Dove esiste come nelle altre due primarie generaliste un servizio nuovo, al passo coi tempi liquidi che ci sono imposti. Una struttura ‘multipiattaforma’ che promoziona e produce, persino, programmini targati Facebook, Instagram, Twitter e addirittura robba filmica. Cose Top, prodigiose esclusive stupefacenti… Come ‘Natale a Roccaraso”: “una produzione Rai2 e RaiDigital”, ideata da un altro genietto scoperto di recente da una talent scout di nostra conoscenza: William Di Liberatore. Una struttura liquida, la “multipiattaforma” di Rai2, che merita davvero un capitolo a parte. A partire dal ‘Cinepandoro’ in salsa abruzzese.
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