Marisa Zoni e nata a Castel San Pietro Terme (Bologna) nel 1935. Per quarantanni
ha insegnato lettere tra il nord e il centro Italia (Toscana, Lombardia,
Marche, Emilia Romagna). Testa o croce del soldone, il suo primo libro di poesie, e stato introdotto da Carlo
Bo nel 1959. Ci ha lasciato
il 30 dicembre 2011 dopo una lunga malattia, dimostrando un estremo
attaccamento alla vita, lo stesso che si ritrova nei suoi testi di forte
impegno e denuncia sociale. E stata sepolta laicamente nel piccolo
cimitero di Cerbaiolo, nel mezzo dellappennino, tra Toscana, Marche
e Romagna, nel comune di Pieve Santo Stefano (Arezzo) dove da qualche
anno era ritornata.
La Zoni ha conosciuto
e lavorato con alcuni tra i piu grandi letterati e poeti del Novecento:
da Paolo Volponi a Lalla Romano, da Vittorio
Sereni a Roberto Roversi. Su suggerimento
di Volponi fu proprio Vittorio Sereni nel 1966, quando era direttore
editoriale della Mondadori, a cogliere la carica
innovativa e il forte radicamento dei suoi testi nelle passioni civili
e nella quotidianita di quegli anni. Per questo nel 67 la Mondadori da alle stampe La scarpinata, un viaggio italiano
dal tono eversivo con sorriso (lironia e dentro le immagini)
con vaghe ascendenze da certo Palazzeschi e appena una coloritura qua
e la allApollinaire.
Il lavoro poetico
di Marisa Zoni cresce ispirandosi sempre piu alla critica e alla
denuncia sociale.
Pier Paolo
Pasolini sceglie e vuole pubblicare nel
71 su Nuovi Argomenti (che ai tempi dirige
con Alberto Moravia e Alberto Carocci) alcune sue poesie. Segue un lavoro
trasversale e solo apparentemente minore in campo poetico, che porta
Marisa Zoni a collaborare con pittori, scultori e incisori. Da ricordare
tra le cartelle darte Per una terra isolata del 1974, con incisioni
di Renato Bruscaglia e introduzione di Paolo Volponi che
scriveva dei suoi testi:
le parole accanite fanatiche
strillate infilate luna dietro laltra in tante collanine variegate,
che sembrano da mettere subito e facilmente, stabiliscono invece gli
ordini di un canto superiore sorretto da regole, motivi e sintassi proprie.
Nel 1978 pubblica
in un collettivo con leditore Guanda
Dove lItalia si vede di cui Giovanni
Raboni scrive
sarebbe bello leggere poesie
come queste su un giornale
poche scritture si prestano piu di
quelle della Zoni a una sorta di doppia degustazione: la prima rapidissima,
quasi vorace, la seconda piu riflessiva e assordante.
Verso la fine
degli anni Settanta Marisa Zoni fonda una tra le prime associazioni
in Italia che difendono i diritti civili dei tossicodipendenti. A Bologna
collabora con la Cooperativa Dispacci fondata
dal poeta Roberto Roversi (con cui nacque una grande amicizia mai interrotta) che scrivera
nella prefazione de La quota rovente:
e una bella e forte comunicazione questa della Zoni: vitale, attiva,
spesso alta
sento di dover leggere il continuo ribattere sulla verita
atroce della vita reale odierna, sminuzzata in queste pagine in cento
frammenti che bruciano. Cosi ogni suo testo e come il pezzo bollente
di una bomba appena esplosa.
Il rifiuto di
frequentare salotti e premi letterari, di accodarsi a convenzioni e
conversazioni accademiche tra letterati, insieme alla crescente chiusura
del mercato editoriale verso la poesia del Novecento, portano nei primi
anni Novanta la Zoni ad autoprodurre tre nuovi libri (La
quota rovente, Analisi di unestate e
La scommessa); e alcuni testi ad essere pubblicati
anche su riviste non di settore e quotidiani (ricordiamo
lUnita e
il Manifesto). Con unaltra novita:
la scelta di non rilegare le tre pubblicazioni, ma di lasciare liberi
i testi di essere scompigliati e tolti dalla raccolta; scelta
che va nella direzione di favorirne la circolazione e di permettere
al lettore un vero e proprio uso di quelle poesie fuori dalla sacralita
del libro.
Nel 1999 con
leditore Piero Manni di Lecce pubblica
Come un metallo o un tamburo di cui Attilio
Lolini scrivera su il Manifesto:
un canto
nero, tra Brindisi e Valona, vale la fede di un popolo compresso in
una stiva; e come se la poesia azzerasse tutti i chiacchiericci televisivi,
ne svelasse la malafede e le incongruenze, si da renderli intollerabili. Così, Gianni DElia su
lUnità: Cè davvero una pietà comunista,
nelle sue storie brevi, una critica allipocrisia
La Zoni a volte ci prende come la Merini, se non di più
.
Verso la
fine del 2004 pubblica con leditore Pendragon la
raccolta Tu paria dai mille occhi, anticipata
da una pagina di Vauro intitolata non a caso
Da chi non legge poesia.
La Zoni ci ha lasciato
il 30 dicembre 2011 dopo una lunga malattia, dimostrando un estremo
attaccamento alla vita, lo stesso che si ritrova nei suoi testi di forte
impegno e denuncia sociale. E stata sepolta laicamente nel piccolo
cimitero di Cerbaiolo, nel mezzo dellappennino, tra Toscana, Marche
e Romagna, nel comune di Pieve Santo Stefano (Arezzo) dove da qualche
anno era ritornata.
Il figlio Stefano Mencherini
spera fortemente di poter donare lintera produzione letteraria
anche inedita, i carteggi con poeti e intellettuali del secolo scorso,
e quanto attiene alla sua attività di poetessa raccolta in 60 anni
di impegno, a una università o fondazione o realtà che voglia valorizzarne
il lavoro e rendere ancora vive le sue poesie
La vita si adopera
La vita si adopera
col bavero alzato
contro un vento
che trapassa
i polmoni
e gela i denti
luomo sta rattoppato
nelle sue stoffe
col cuore che gli
misura i passi
vivere
è un dovere
tenuto per mano
tessuto di energiche
pazienze.
Marisa Zoni
da
La quota rovente 1990
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